SENTIERI E RIFUGI

PREALPI CARNICHE

Sentiero n. 810

Tramonti di Mezzo – Forca Zuvièl – San Vincenzo – Ponte Piè di Giàf – Sella Giàf – San Francesco

 

Dettagli:

Partenza: 
Tramonti di Mezzo (quota 408 m)

Arrivo:
San Francesco in Val d’Arzino (quota 390 m)

Dislivello: 1050 m

Lunghezza: 16 Km

Tempo di percorrenza: 6h

Punti di appoggio: Bivacco Casera Giàf

Carta Tabacco: 028

 

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mappa Mappa

DESCRIZIONE DEL PERCORSO:

Dall’abitato di Tramonti di Mezzo (quota 408 m) si segue la stretta strada che passa fra le ultime case ad Est e porta a Selvapiana. Poco dopo le case Rutizza (quota 412 m) la strada chiusa al traffico porta fino a Selvapiana e di qui per carrabile sterrata fino a Forca Zuvièl (quota 890 m).
Si scende ora nel versante opposto con moderata pendenza, percorrendo il dorso di un costone che divide i due rami di origine del torrente Comugna.
Attraversati due ponticelli, l’uno sul Comugna l’altro sul Rio Cuel della Barcia, si giunge al vecchio e abbandonato paesetto di San Vincenzo (quota 580 m).
Lasciato il paese, si prosegue lungo il corso del suggestivo torrente Comugna, che durante il cammino si attraversa dapprima sulla destra, poi a sinistra e quindi di nuovo a destra tramite ponticelli in cemento.
Arrivati alla confluenza con il Rio Plan di Rep, dove ci sono i ruderi delle case Pièdigiàf, si attraversa un ultimo ponte e si risale faticosamente il versante Ovest del Monte Giàf con stretti tornanti. Sugli ampi prati di Sella Giàf troviamo il ricovero-bivacco Giàf (quota 960 m).
Oltre la sella si scende in Val d’Arzino (o Canale di San Francesco) per la comoda carrabile che con ampi tornanti raggiunge il torrente e di là, il paese di San Francesco (quota 390 m).

 

Dettaglio tempi di percorrenza:

  • Tramonti di Mezzo – Forca Zuvièl: 1h 30′
  • Forca Zuvièl – San Vincenzo: 45′
  • San Vincenzo – Ricovero Giàf: 2h 15′
  • Ricovero Giàf – San Francesco: 1h 30′
AGIBILITA’


ATTENZIONE GUADO – ponticello crollato in località case Piedigiaf

 

 

PARTICOLARITA’

particolaritàSan Vincenzo fu abitato stabilmente nonostante il grande isolamento e le difficoltà di accesso fino al primo dopoguerra, e poi utilizzato per la monticazione estiva fino alla metà degli anni ’50.

 

 

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